Idrico, nell’ultimo triennio 7,1 miliardi di investimenti realizzati dai gestori industriali
Presentato al CNEL lo studio 'Investimenti per la sicurezza idrica e la qualità del servizio' realizzato dalla Fondazione Utilitatis e promosso da Utilitalia. Anche per effetto dei progetti legati all’attuazione del PNRR si stima una crescita degli investimenti fino a 72 euro per abitante nel 2024 e fino a 80 euro per abitante nel 2025.

Gli investimenti realizzati in Italia nel settore idrico hanno raggiunto i 65 euro annui per abitante nel 2023, con una crescita stimata fino a 72 euro annui nel 2024 e fino a 80 euro nel 2025, anche per effetto dei progetti legati all’attuazione del PNRR. È questo il quadro che emerge dal Quaderno del Blue Book “Investimenti per la sicurezza idrica e la qualità del servizio”, realizzato dalla Fondazione Utilitatis e promosso da Utilitalia, presentato a Roma nella sede del CNEL. Nel triennio 2021-2023 i fondi pubblici e i contributi hanno favorito la crescita della spesa, soprattutto nelle regioni meridionali (68% dell’incidenza sugli investimenti lordi). I nodi da sciogliere: le differenze tra macroaree (al Sud i gestori industriali investono mediamente 32 euro pro capite) e le gestioni degli enti locali (tra cui quelle “in economia”), dove il dato scende ulteriormente fino a 29 euro.
Negli ultimi anni, gli investimenti nel comparto idrico hanno subito una trasformazione significativa. Dal 2021 al 2023, i gestori industriali hanno realizzato investimenti per circa 7,1 miliardi di euro, cifra che sale a 13,2 miliardi se si considerano gli interventi programmati per il biennio 2024-2025. Questo aumento è trainato in parte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Tuttavia, emergono differenze marcate tra macroaree e classi di fatturato. Nelle regioni del Nord e del Centro si registra un investimento medio pro capite di circa 63–73 euro, mentre nel Sud la spesa è sensibilmente inferiore, attestandosi intorno ai 32 euro. Si prevede un recupero al Sud grazie agli interventi finanziati dal PNRR, con una stima di 58 euro per abitante entro il 2025.
La capacità di investimento è strettamente proporzionale alla dimensione dell'operatore. I gestori con fatturato inferiore a 25 milioni di euro investono mediamente 44 euro per abitante, mentre quelli di maggiori dimensioni superano i 68 euro. Le gestioni di media taglia (fatturato tra 25 e 50 milioni di euro) si attestano a 64 euro per abitante, suggerendo una maggiore flessibilità gestionale.
I fondi pubblici e contributi (FP&C) hanno raggiunto circa 2,4 miliardi di euro nel periodo 2021-2023, con una previsione di crescita a 5,1 miliardi includendo il periodo 2024-2025. Il contributo medio pro capite è in aumento, soprattutto nelle regioni centrali e meridionali, grazie a strumenti finanziari straordinari come il PNRR e il REACT-EU.
La serie storica degli investimenti testimonia un miglioramento progressivo della spesa pro capite, con un incremento complessivo del +99% tra il 2012 e il 2023. Un impulso rilevante si è registrato nel periodo 2017-2018, in seguito all'introduzione della regolazione della qualità tecnica del servizio (RQTI).
Qualità del Servizio: Progressi e Sfide
Parallelamente agli investimenti, il settore idrico ha avviato un percorso di miglioramento della qualità del servizio, affrontando le disomogeneità strutturali esistenti tra le diverse aree del Paese. La regolazione della qualità tecnica, introdotta da ARERA con la delibera 917/2017/R/idr, ha rappresentato un punto di svolta. Questo strumento, basato su un meccanismo di premi e penalità, si fonda su sei macro-indicatori chiave.
Nel 2023, la delibera 637/2023/R/idr ha introdotto aggiornamenti significativi, tra cui il macro-indicatore M0 (Resilienza idrica).
Un campione di 73 gestori industriali, che nel 2023 serve circa 36 milioni di abitanti, evidenzia l’evoluzione della qualità del servizio.
Nel 2023, il 57% dei gestori del campione ha raggiunto l’obiettivo associato al macro-indicatore relativo alle perdite di rete M1. Per l'indicatore M3 (qualità dell’acqua erogata), il 71% dei gestori non raggiunge l’obiettivo. Il 59% dei gestori raggiunge l’obiettivo per l'indicatore M4 (adeguatezza del sistema fognario). L'indicatore M5 (smaltimento fanghi) mostra una situazione positiva, con il 92% dei gestori che raggiungono l’obiettivo. Per l'indicatore M6 (qualità dell’acqua depurata), il 53% del campione non raggiunge gli obiettivi.
La maggior parte degli investimenti riguarda la riduzione delle perdite idriche, l'adeguamento del sistema fognario e dei sistemi di depurazione delle acque reflue. Gli investimenti per la resilienza idrica (M0) sono concentrati nelle regioni del Nord.
Infrastrutture e Interruzioni del Servizio
I gestori si approvvigionano da 19.011 fonti e utilizzano 1.893 impianti di potabilizzazione. La lunghezza totale delle condotte è di 265.526 km, ma il 48% delle reti ha un'età non nota. La maggior parte delle interruzioni del servizio si verifica al Sud e al Centro. Nel 2023, sono stati eseguiti 264.956 campionamenti per valutare la qualità dell'acqua.
Le reti fognarie sono lunghe 140.065 km, con una prevalenza di fognature di tipo misto. Gli operatori gestiscono 9.356 impianti di depurazione, con un volume totale di reflui depurati pari a circa 3,7 miliardi di metri cubi.
Conclusioni
L'analisi complessiva evidenzia una trasformazione in atto nel settore idrico italiano, caratterizzata da un aumento degli investimenti, una progressiva modernizzazione delle infrastrutture e un rafforzamento dei meccanismi regolatori. Questi interventi rappresentano un modello virtuoso di sviluppo integrato, mirando a colmare il divario territoriale e a garantire un servizio idrico di elevata qualità. Tuttavia, permangono delle sfide, come la necessità di ridurre le perdite idriche e migliorare la qualità dell'acqua erogata e depurata.