Rifiuti tessili: scattato l’obbligo di recupero
Dal 2025 in Europa è obbligatorio il recupero differenziato dei rifiuti tessili. In Italia, come in altri paesi UE, l’obbligo della raccolta differenziata del tessile era già attiva dal 1 gennaio 2022. L’obiettivo europeo non si focalizza solo sulla raccolta, ma vuole definire una filiera che preveda anche il riutilizzo e il riciclo dei rifiuti tessili.
La direttiva quadro sui rifiuti dell'UE richiede agli Stati membri di implementare sistemi di raccolta differenziata dei tessili a partire dal 2025. Attualmente, i sistemi di raccolta variano tra i paesi e si basano principalmente su contenitori stradali, ma l'efficacia è limitata: solo il 12% dei tessili viene raccolto separatamente. L'armonizzazione delle definizioni e il monitoraggio sono necessari per promuovere la circolarità e prevenire esportazioni, incenerimento o discariche.
Nel 2020, l'UE ha prodotto 6,95 milioni di tonnellate di rifiuti tessili (circa 16 kg pro capite), di cui solo 4,4 kg pro capite sono stati raccolti separatamente per riutilizzo o riciclaggio, mentre il resto è finito nei rifiuti misti. Di tutti i rifiuti tessili, l'82% proveniva dai consumatori e il resto era costituito da rifiuti di produzione o tessuti mai venduti. (Fonte Agenzia Europea dell’Ambiente).
La capacità di trattamento dell'UE è insufficiente: nel 2020, solo 1,41 milioni di tonnellate sono state trattate localmente, con molte esportazioni per il trattamento esterno. Anche il riciclaggio è poco sviluppato, con la maggior parte delle fibre riciclate utilizzate per scopi di downcycling. L'adozione di sistemi di responsabilità estesa del produttore (EPR), come proposto dalla Commissione europea, potrebbe migliorare la raccolta, il riutilizzo e il riciclaggio.
La mancanza di capacità di selezione e riciclaggio all'interno dell'UE evidenzia la necessità di potenziare le infrastrutture per garantire una gestione più sostenibile dei rifiuti tessili e sostenere gli obiettivi di economia circolare.
Cosa è la responsabilità estesa del produttore (EPR)?
Il regime di responsabilità estesa prevede che il produttore si faccia carico “del finanziamento e della organizzazione della raccolta, dell’avvio a preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti derivanti dai prodotti tessili”. Dal Ministero dell’Ambiente, ci informano che “Il produttore potrà adempiere agli obblighi mediante la costituzione di un sistema di gestione “in forma collettiva o individuale”. Lo stesso produttore assicura idonei mezzi finanziari e organizzativi per realizzare una “capillare rete di raccolta de rifiuti tessili sul tutto il territorio nazionale”, attraverso i sistemi di gestione e in accordo con gli Enti d’ambito, così come “lo sviluppo di sistemi di raccolta selettivi per incrementare la qualità delle frazioni tessili”. Il versamento di un “contributo ambientale”, “non dovrà superare i costi necessari per fornire il servizio di gestione dei rifiuti in modo efficiente e dovrà favorire l’innovazione orientata verso modelli di economia circolare”.
Consorzi per i rifiuti tessili
Sono vari i consorzi italiani nati per gestire le quantità di rifiuti tessili che produciamo in Italia. Molti sono divisioni di Consorzi che si occupano di varie frazioni, altri sono nati per volontà di grandi brand di moda.
Vediamo un elenco dei principali
Impianti di recupero e riciclo rifiuti tessili
Non sono molti sul territorio italiano gli impianti che si occupano del riciclaggio dei rifiuti tessili.
C’è l’impianto pilota “Amato Cannara” a Tolentino, Macerata, ideato e realizzato da ESO Recycling, che tratta rifiuti sportivi, DPI e indumenti, valorizzandone i singoli componenti e dando vita a nuovi prodotti.
L”Amato Cannara”, come si può leggere sul sito internet di Eso Recycling, “occupa una superficie di 700 mq interni e 2.400 mq esterni ed è composto da due linee: una dedicata al riciclo e l’altra all’attività di produzione e trasformazione della materia prima seconda, ottenuta dalla prima linea, in nuovi prodotti destinati al mercato. Attraverso le fasi di triturazione e separazione dei granuli misti nei componenti di origine (gomma, tessile, plastica, pelle, metalli ferrosi e non ferrosi), si ottiene la materia prima seconda e, successivamente alla fase di stampaggio, i prodotti finiti. La separazione dei materiali avviene mediante avanzate tecnologie aerauliche e magnetiche che consentono di isolare i singoli componenti e avviarli al recupero in modo differenziato”.
A Rho (Milano) è operativo il Textile Hub, gestito direttamente da Rete Riuse, che recupera i vestiti usati attraverso i suoi 2.611 iconici cassonetti gialli distribuiti sul territorio cittadino. Rete Riuse contribuisce alla raccolta, alla selezione e alla preparazione per il riutilizzo dei rifiuti da indumenti usati, finalizzata a una nuova immissione sul mercato ed estensione del ciclo di vita utile del prodotto. I fondi, derivanti da queste attività, vengono successivamente utilizzati per finanziare progetti di solidarietà. Solo nel 2023, Rete Riuse ha recuperato 14.578 tonnellate di rifiuti tessili su un dato nazionale di 160.000 tonnellate.
A Prato è in costruzione l’impianto di Alia Multiutility per il riciclaggio del tessile. L’impianto, che sarà operativo nel 2026, tratterà due tipi di flussi: 20.000 tonnellate di materiale all’anno (più o meno corrispondenti all’intero fabbisogno regionale) derivanti dal circuito del post consumo e 13.000 tonnellate all’anno derivanti dal circuito del pre-consumo (circa il 50% di questa tipologia di rifiuti, tipicamente scarti tessili di produzione e lavorazione, deriverà dalle attività del distretto tessile di Prato).
A San Pietro Mosezzo, in provincia di Novara, è stato avviato l’iter autorizzativo per costruire l’impianto integrato per il riciclo di scarti e rifiuti tessili finalizzato al recupero di fibre naturali e sintetiche e alla conseguente reimmissione nel circuito produttivo. Un progetto su cui sta investendo anche Haiki+, che a giugno 2024, tramite la controllata Haiki Recycling, è entrata nel capitale di Igers Srl, società attiva nel settore. Il nuovo impianto permetterà di trattare fino 25.000 tonnellate all’anno di qualsiasi tipologia di scarti tessili e di indumenti provenienti dal post consumo. Saranno così generate sia nuove fibre naturali, da riutilizzare per la produzione di abbigliamento, sia tessuto-non-tessuto, ricavato dalle fibre sintetiche, da destinare al settore delle imbottiture (Fonte Haiki).
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